I pazienti oncologici ricevono meno farmaci e meno interventi per l'infarto miocardico


Uno studio pubblicato sull'European Heart Journal: Acute Cardiovascular Care, ha evidenziato che il trattamento dei pazienti con infarto cardiaco dipende dalla loro storia oncologica.
Lo studio condotto su più di 35.000 pazienti con infarto miocardico ha mostrato che i pazienti con una storia oncologica hanno una minore probabilità di ricevere farmaci e interventi raccomandati per la patologia cardiaca, e presentano una più alta incidenza di mortalità ospedaliera.

È noto che i pazienti oncologici possono avere un rischio maggiore di malattie cardiovascolari a causa del loro trattamento.
Tuttavia, le conoscenze riguardo al trattamento e agli esiti dei pazienti oncologici con infarto acuto del miocardio sono scarsi.

Lo studio ha esaminato se i pazienti con infarto miocardico acuto con una storia di cancro ricevessero lo stesso trattamento raccomandato dalle lineeguida e avessero gli stessi esiti in ospedale di quelli senza la malattia tumorale.

Hanno preso parte allo studio 35.249 pazienti arruolati nel Registro svizzero sull'infarto miocardico, AMIS Plus, tra il 2002 e la metà del 2015.
Di questi, 1.981 ( 5.6% ) presentavano una storia di tumore.

Mediante l'utilizzo dei punteggi di propensione sono stati creati due gruppi di 1.981 pazienti, uno con anamnesi tumorale e l'altro senza, che sono stati abbinati per età, sesso e fattori di rischio cardiovascolare.

Sono state confrontate le proporzioni dei pazienti di ciascun gruppo che hanno ricevuto immediate terapie farmacologiche specifiche per l'infarto miocardico acuto e l'intervento coronarico percutaneo ( PCI ) per aprire le arterie ostruite.
Sono stati, inoltre, confrontati i tassi di complicanze e di mortalità in ambito ospedaliero tra i due gruppi.

E' stato riscontrato che i pazienti oncologici sono stati sottoposti meno frequentemente a procedura PCI (odds ratio, OR=0.76; intervallo di confidenza [ CI ] 95%, 0.67-0.88 ) e hanno ricevuto con minore frequenza farmaci antiaggreganti ( OR=0.82; IC 95%, 0.71-0.94 ) e farmaci ipocolesterolemizzanti ( statine ) ( OR=0.87; IC 95%, 0.76-0.99 ).

La mortalità in ospedale è risultata significativamente più elevata nei pazienti con malattia neoplastica rispetto a quelli senza tumore ( 10.7% versus 7.6%; OR=1.45; IC 95%, 1.17-1.81 ).

I pazienti con una storia di cancro avevano una maggiore propensione a manifestare complicanze mentre erano ricoverati.
E' stata riscontrata una probabilità del 44% più alta di shock cardiogenico, una probabilità del 47% più alta di sanguinamento, e una probabilità del 67% maggiore di sviluppare insufficienza cardiaca, rispetto a quelli con nessuna storia di tumore.

Dallo studio è emerso che i pazienti con una storia oncologica hanno una minore probabilità a ricevere trattamenti basati sull'evidenza per infarto miocardico.
Hanno una minore probabilità del 24% di essere sottoposti a intervento PCI, di assumere antagonisti P2Y12 e statine per il 13%.
Manifestano anche più complicanze e il 45% ha più probabilità di morire in ospedale.

Sono necessari ulteriori studi per scoprire perché i pazienti affetti da cancro ricevono un trattamento non-ottimale per l'infarto del miocardio e hanno esiti peggiori.
Possibili motivi potrebbero essere il tipo e lo stadio del tumore, o le gravi comorbidità.
Alcuni pazienti affetti da tumore possono avere una aspettativa di vita molto limitata e rifiutare il trattamento per l'infarto miocardico. ( Xagena2017 )

Fonte: European Society of Cardiology, 2017

Onco2017 Cardio2017



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